La Storia

Presentare e descrivere la Tenuta Le Velette è raccontare la storia di un luogo in cui l’ uomo ha vissuto e lasciato le sue testimonianze per secoli, ha coltivato la vite e prodotto vino.
Le tappe che si possono raccontare, riferendosi alla tenuta, hanno la particolarità di essere tutte perfettamente ancora oggi leggibili nei luoghi, negli oggetti , nelle strutture che possiamo quasi definire la scenografia di una storia lunga 3000 anni in cui il vino ha assolto ad un ruolo alimentare, culturale, religioso, ludico e economico.
Il territorio della Tenuta Le Velette faceva parte della regione in cui gli Etruschi svilupparono il loro sapere, il loro benessere, le loro competenze e con esse la loro capacità di utilizzare il terreno vulcanico per realizzare profonde cantine con temperature perfettamente adatte alla fermentazione ed alla conservazione dei vini bianchi.
Questa opportunità è stata l’ unica tecnica utilizzata fino a 70 anni fa, quando è stata progressivamente supportata da tecnologie sempre più moderne per perfezionare una condizione che comunque era disponibile già 2500 anni fa.
Molte delle cantine di affinamento, che ancora oggi sono utilizzate nella tenuta hanno questa antica origine.

La Storia

Presentare e descrivere la Tenuta Le Velette è raccontare la storia di un luogo in cui l’ uomo ha vissuto e lasciato le sue testimonianze per secoli, ha coltivato la vite e prodotto vino.
Le tappe che si possono raccontare, riferendosi alla tenuta, hanno la particolarità di essere tutte perfettamente ancora oggi leggibili nei luoghi, negli oggetti , nelle strutture che possiamo quasi definire la scenografia di una storia lunga 3000 anni in cui il vino ha assolto ad un ruolo alimentare, culturale, religioso, ludico e economico.
Il territorio della Tenuta Le Velette faceva parte della regione in cui gli Etruschi svilupparono il loro sapere, il loro benessere, le loro competenze e con esse la loro capacità di utilizzare il terreno vulcanico per realizzare profonde cantine con temperature perfettamente adatte alla fermentazione ed alla conservazione dei vini bianchi.
Questa opportunità è stata l’ unica tecnica utilizzata fino a 70 anni fa, quando è stata progressivamente supportata da tecnologie sempre più moderne per perfezionare una condizione che comunque era disponibile già 2500 anni fa.
Molte delle cantine di affinamento, che ancora oggi sono utilizzate nella tenuta hanno questa antica origine.

Durante il dominio dei romani che sconfissero e cacciarono la popolazione etrusca, il territorio fu trascurato, ma restano tracce di questo periodo nelle strade selciate, in mura di tecnica costruttiva romana, nei cippi lungo percorsi tracciati sul territorio e si ipotizza la costruzione di una prima struttura, forse una torre di avvistamento, dove si trova l’attuale villa. Con il medioevo e nel periodo ad esso successivo, la proprietà entrò a far parte dei possedimenti di famiglie nobili che, come allora era in uso, vivevano nelle città o borghi da cui esercitavano il controllo sulle proprietà di campagna, base del loro benessere. E’ intorno alla fine del seicento che si possono datare successivi interventi, come l’adeguamento dell’immobile principale a residenza di campagna ed alla costruzione della chiesetta attigua, come documentato nella mappa del Catasto Tiroli, del 1766. È in questi anni che la tenuta diventò di proprietà dei conti Negroni i quali poi intorno al 1815 la trasferirono nel patrimonio dell’ordine dei gesuiti a seguito dell’adesione a questo di un membro della loro famiglia. Risalgono a questo periodo l’ampliamento della struttura, con l’aggiunta delle due ali laterali, e la costruzione di annessi adiacenti.
Alla metà dell’ottocento i beni dei gesuiti furono confiscati a favore del patrimonio della città di Orvieto e per alcuni decenni fu il comune stesso ad essere proprietario della tenuta.

Durante il dominio dei romani che sconfissero e cacciarono la popolazione etrusca, il territorio fu trascurato, ma restano tracce di questo periodo nelle strade selciate, in mura di tecnica costruttiva romana, nei cippi lungo percorsi tracciati sul territorio e si ipotizza la costruzione di una prima struttura, forse una torre di avvistamento, dove si trova l’attuale villa. Con il medioevo e nel periodo ad esso successivo, la proprietà entrò a far parte dei possedimenti di famiglie nobili che, come allora era in uso, vivevano nelle città o borghi da cui esercitavano il controllo sulle proprietà di campagna, base del loro benessere. E’ intorno alla fine del seicento che si possono datare successivi interventi, come l’adeguamento dell’immobile principale a residenza di campagna ed alla costruzione della chiesetta attigua, come documentato nella mappa del Catasto Tiroli, del 1766. È in questi anni che la tenuta diventò di proprietà dei conti Negroni i quali poi intorno al 1815 la trasferirono nel patrimonio dell’ordine dei gesuiti a seguito dell’adesione a questo di un membro della loro famiglia. Risalgono a questo periodo l’ampliamento della struttura, con l’aggiunta delle due ali laterali, e la costruzione di annessi adiacenti.
Alla metà dell’ottocento i beni dei gesuiti furono confiscati a favore del patrimonio della città di Orvieto e per alcuni decenni fu il comune stesso ad essere proprietario della tenuta.

Nel 1877 il comune decise di vendere la Tenuta le Velette, con asta pubblica, ai fratelli Sante e Luigi Felici.
In questo anno inizia la storia di una proprietà che, in varie forme, è sempre rimasta da allora nel patrimonio della stessa famiglia, la famiglia Felici prima, poi Muzi ed infine Bottai.
I primi lavori che interessarono la tenuta furono finalizzati al restauro e trasformazione della villa in una vera ed elegante residenza estiva, contemporaneamente alla progettazione e realizzazione del suo giardino.
E’ documentata fra il 1880 e 1883 la realizzazione degli affreschi commissionati al pittore marchigiano Mariano Piervittori, che fu incaricato da Luigi Felici della decorazione di alcune sale della villa e parte della cappella.
Negli anni successivi si susseguirono due generazioni che dovettero sperimentare eventi tragici e di grande impatto e non poterono dedicare quindi grandi energie alla sviluppo della tenuta durante la prima metà del novecento.
Nuove energie si resero nuovamente disponibili con l’ingresso nella famiglia di Marcello Bottai, agronomo fiorentino che iniziò la rivoluzione  agricola e viticola della tenuta le velette.
Negli anni ’50, i vigneti iniziarono a sostituire i filari di vite, la struttura in poderi venne abbandonata e cominciò un’organizzazione unitaria più adatta a programmare e realizzare investimenti importanti. E’ in questi anni che la Tenuta partecipa attivamente alla fondazione del Consorzio 1958, antesignano dell’attuale consorzio di tutela.

Nel 1877 il comune decise di vendere la Tenuta le Velette, con asta pubblica, ai fratelli Sante e Luigi Felici.
In questo anno inizia la storia di una proprietà che, in varie forme, è sempre rimasta da allora nel patrimonio della stessa famiglia, la famiglia Felici prima, poi Muzi ed infine Bottai.
I primi lavori che interessarono la tenuta furono finalizzati al restauro e trasformazione della villa in una vera ed elegante residenza estiva, contemporaneamente alla progettazione e realizzazione del suo giardino.
E’ documentata fra il 1880 e 1883 la realizzazione degli affreschi commissionati al pittore marchigiano Mariano Piervittori, che fu incaricato da Luigi Felici della decorazione di alcune sale della villa e parte della cappella.
Negli anni successivi si susseguirono due generazioni che dovettero sperimentare eventi tragici e di grande impatto e non poterono dedicare quindi grandi energie alla sviluppo della tenuta durante la prima metà del novecento.
Nuove energie si resero nuovamente disponibili con l’ingresso nella famiglia di Marcello Bottai, agronomo fiorentino che iniziò la rivoluzione  agricola e viticola della tenuta le velette.
Negli anni ’50, i vigneti iniziarono a sostituire i filari di vite, la struttura in poderi venne abbandonata e cominciò un’organizzazione unitaria più adatta a programmare e realizzare investimenti importanti. E’ in questi anni che la Tenuta partecipa attivamente alla fondazione del Consorzio 1958, antesignano dell’attuale consorzio di tutela.

Nel 1967 furono realizzate cantine moderne in grado di trasformare la produzione dei nuovi vigneti in vini che cominciarono ad essere imbottigliati e spediti su mercati sempre più lontani.
Negli ultimi cinquanta anni l’attività della Tenuta le Velette è riassumibile nell’impegno di vivere una testimonianza ed un percorso di curiosità che facciano percepire quanto una storia così lunga possa arricchire il patrimonio di sensazioni, di emozioni e di curiosità per ciò che un luogo, i suoi vini e gli altri suoi prodotti possono offrire.

Nel 1967 furono realizzate cantine moderne in grado di trasformare la produzione dei nuovi vigneti in vini che cominciarono ad essere imbottigliati e spediti su mercati sempre più lontani.
Negli ultimi cinquanta anni l’attività della Tenuta le Velette è riassumibile nell’impegno di vivere una testimonianza ed un percorso di curiosità che facciano percepire quanto una storia così lunga possa arricchire il patrimonio di sensazioni, di emozioni e di curiosità per ciò che un luogo, i suoi vini e gli altri suoi prodotti possono offrire.

La Storia

Presentare e descrivere la Tenuta Le Velette è raccontare la storia di un luogo in cui l’ uomo ha vissuto e lasciato le sue testimonianze per secoli, ha coltivato la vite e prodotto vino.
Le tappe che si possono raccontare, riferendosi alla tenuta, hanno la particolarità di essere tutte perfettamente ancora oggi leggibili nei luoghi, negli oggetti , nelle strutture che possiamo quasi definire la scenografia di una storia lunga 3000 anni in cui il vino ha assolto ad un ruolo alimentare, culturale, religioso, ludico e economico.
Il territorio della Tenuta Le Velette faceva parte della regione in cui gli Etruschi svilupparono il loro sapere, il loro benessere, le loro competenze e con esse la loro capacità di utilizzare il terreno vulcanico per realizzare profonde cantine con temperature perfettamente adatte alla fermentazione ed alla conservazione dei vini bianchi.

Questa opportunità è stata l’ unica tecnica utilizzata fino a 70 anni fa, quando è stata progressivamente supportata da tecnologie sempre più moderne per perfezionare una condizione che comunque era disponibile già 2500 anni fa.
Molte delle cantine di affinamento, che ancora oggi sono utilizzate nella tenuta hanno questa antica origine.

Durante il dominio dei romani che sconfissero e cacciarono la popolazione etrusca, il territorio fu trascurato, ma restano tracce di questo periodo nelle strade selciate, in mura di tecnica costruttiva romana, nei cippi lungo percorsi tracciati sul territorio e si ipotizza la costruzione di una prima struttura, forse una torre di avvistamento, dove si trova l’attuale villa. Con il medioevo e nel periodo ad esso successivo, la proprietà entrò a far parte dei possedimenti di famiglie nobili che, come allora era in uso, vivevano nelle città o borghi da cui esercitavano il controllo sulle proprietà di campagna, base del loro benessere. E’ intorno alla fine del seicento che si possono datare successivi interventi, come l’adeguamento dell’immobile principale a residenza di campagna ed alla costruzione della chiesetta attigua, come documentato nella mappa del Catasto Tiroli, del 1766. È in questi anni che la tenuta diventò di proprietà dei conti Negroni i quali poi intorno al 1815 la trasferirono nel patrimonio dell’ordine dei gesuiti a seguito dell’adesione a questo di un membro della loro famiglia. Risalgono a questo periodo l’ampliamento della struttura, con l’aggiunta delle due ali laterali, e la costruzione di annessi adiacenti.
Alla metà dell’ottocento i beni dei gesuiti furono confiscati a favore del patrimonio della città di Orvieto e per alcuni decenni fu il comune stesso ad essere proprietario della tenuta.

Nel 1877 il comune decise di vendere la Tenuta le Velette, con asta pubblica, ai fratelli Sante e Luigi Felici.
In questo anno inizia la storia di una proprietà che, in varie forme, è sempre rimasta da allora nel patrimonio della stessa famiglia, la famiglia Felici prima, poi Muzi ed infine Bottai.
I primi lavori che interessarono la tenuta furono finalizzati al restauro e trasformazione della villa in una vera ed elegante residenza estiva, contemporaneamente alla progettazione e realizzazione del suo giardino.
E’ documentata fra il 1880 e 1883 la realizzazione degli affreschi commissionati al pittore marchigiano Mariano Piervittori, che fu incaricato da Luigi Felici della decorazione di alcune sale della villa e parte della cappella.
Negli anni successivi si susseguirono due generazioni che dovettero sperimentare eventi tragici e di grande impatto e non poterono dedicare quindi grandi energie alla sviluppo della tenuta durante la prima metà del novecento.
Nuove energie si resero nuovamente disponibili con l’ingresso nella famiglia di Marcello Bottai, agronomo fiorentino che iniziò la rivoluzione  agricola e viticola della tenuta le velette.
Negli anni ’50, i vigneti iniziarono a sostituire i filari di vite, la struttura in poderi venne abbandonata e cominciò un’organizzazione unitaria più adatta a programmare e realizzare investimenti importanti. E’ in questi anni che la Tenuta partecipa attivamente alla fondazione del Consorzio 1958, antesignano dell’attuale consorzio di tutela.

Nel 1967 furono realizzate cantine moderne in grado di trasformare la produzione dei nuovi vigneti in vini che cominciarono ad essere imbottigliati e spediti su mercati sempre più lontani.
Negli ultimi cinquanta anni l’attività della Tenuta le Velette è riassumibile nell’impegno di vivere una testimonianza ed un percorso di curiosità che facciano percepire quanto una storia così lunga possa arricchire il patrimonio di sensazioni, di emozioni e di curiosità per ciò che un luogo, i suoi vini e gli altri suoi prodotti possono offrire.